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©2022 by Elena Iacono

Casamicciola Terme

80074

Italia

archiviosentimentaleterremoto@gmail.com

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MARTINA

Martina, 24 anni.
Abitava a Casamicciola Terme e adesso abita tra Casamicciola e la casa della nonna a Ischia:

«Casa mia al momento è inagibile. Non ha avuto danni gravi, non è da buttare giù, però è comunque lesionata e quindi non ci posso vivere. Subito dopo il terremoto mi sono trasferita da mia nonna a Ischia per circa 2 anni e poi mi sono trasferita in una casa in affitto a Casamicciola, vicino Piazza Marina. Per l'estate [questa casa] dobbiamo lasciarla perché vengono i proprietari in vacanza, quindi noi per giugno ce ne andiamo e ritorniamo a settembre.»

«[Quando c’è stato il terremoto] io stavo frequentando l'università e avevo anche la casa a Napoli quindi per me è stato uno sballottamento assurdo. Impazzivo perché avevo le cose a casa al Maio, poi una parte a Napoli, una parte a casa della nonna: non capivo più niente.»

1. Durante la quarantena mi sono trovata, in prima persona, a osservare le pareti bianche della mia casa, scoprendoci cose che non avevo mai notato prima. Erano cose banali, che avevo sempre dato per scontato. È successo anche a te?

 
«Io ho provato una sensazione strana, come se non riuscissi mai a sentirmi ferma. Anche se stavo ferma in una casa mi sentivo come se fossi sempre in movimento. Ci ho messo almeno due o tre anni per sentirmi ferma in un posto: questo posto è la casa in affitto. Anche in questa non è che io ci stia continuamente: per l'estate dobbiamo lasciarla perché vengono i proprietari in vacanza, quindi per giugno ce ne andiamo e ritorniamo a settembre. È un trasloco continuo, però paradossalmente mi sento più ferma a casa lì che dalla nonna. Prima era veramente un delirio, non mi sono veramente mai sentita ferma. È stata una sensazione bruttissima. Era come non sentirsi ancorati a qualcosa.»

3. Senti di vivere abbastanza intensamente la tua casa?

«Attualmente non tantissimo. La maggior parte del mio tempo lo passo fuori casa, perché al mattino per cinque ore lavoro con i bambini, poi torno solo per mangiare e riscendo per andare al servizio civile. Poi torno alle sei del pomeriggio. Non ci sto tanto dentro, però sicuramente l'anno scorso che c'è stato il secondo lockdown l'ho vissuta intensamente. Da quando ho iniziato la magistrale io non ho più casa a Napoli, quindi tutta la didattica a distanza l'ho fatta a casa lì. Tutti quei mesi che siamo stati chiusi dentro li ho fatti qui. Quindi l'anno scorso sicuramente l'ho vissuta più intensamente rispetto ad ora.»

2.     Qual è la tua relazione con lo spazio della tua casa?


«Sicuramente rispetto a casa di mia nonna forse questa la sento più casa mia, il che può essere un paradosso perché io comunque a casa di mia nonna ci sono sempre andata, anche prima del terremoto. Però se ti devo dire che ho veramente una relazione, cioè nel senso che mi sento affezionata al posto, ti direi di no. Forse è dovuto al fatto che comunque non ci sto continuamente e per il fatto che per quei tre mesi di tempo mi trasferisco. La sento un po’ più casa, ma comunque so che non è casa mia.»

5. Come rendi tuo lo spazio che ti circonda?

«Personalmente non è una cosa che faccio più di tanto, tranne che mettere i miei profumi o cose del genere sulla mensola. A livello di decorazioni, tipo fotografie e cose del genere no, non metto nulla del genere. Però mia madre, per esempio, usa le decorazioni di casa nostra [vecchia] e le mette nella casa giù. Quando ce ne andiamo chiaramente vengono tolte, però quelle della casa vecchia sono state spostate in questa casa nuova. Nella mia casa originaria io avevo una stanza molto piccola, da un lato c'era un armadio e dall'altro pure, quindi non è che avessi molto spazio da dedicare alla decorazione, tranne che mettere qualche libro. Anche a Napoli, nella stanza che era solo mia non è che abbia messo chissà quali decorazioni. È sempre per un fatto di praticità, pensando che poi magari dovevo spostare tutto. La logica di fondo è: meno cose ti porti e più facile è traslocare a giugno. Il mio modo di sentire lo spazio è più legato a una sensazione, al fatto che mi sento più stabile io. Quando stavo dalla nonna mi sentivo sempre in movimento, forse perché ero sballottolata tra diecimila posti diversi. Invece adesso in questa casa è come se mi sentissi più stabile ed è un paradosso, perché ti ripeto, comunque per tre mesi devo spostarmi per poi rispostarmi di nuovo. Mi sento legata più a una sensazione che agli oggetti. Poi guarda, può essere pure che a livello inconscio sia legato ad altri fatti,  come ad esempio alle decorazioni che mia mamma mette.»

4. Ti senti custode dello spazio che abiti? Perché?

«Sì, ma più per un senso di responsabilità. Non essendo casa mia cerco di stare più attenta. È più per un senso di responsabilità che curo l'ambiente, perché so che non è il mio fino in fondo.»

6. Quali sono i punti cardinali di casa tua?

«Io direi la cucina e il salone. Nella cucina ci sto con la mia famiglia, quando devo mangiare, e poi nel salone per studiare. Nella stanza in questa casa nuova non ho uno spazio mio o una scrivania: la condivido con mio fratello, esattamente come nella casa vecchia. Essendo piccola non c'è scrivania, quindi io per studiare mi sposto nel salone che automaticamente diventa uno spazio mio.»

7. Se dovessi scegliere un angolo , inteso come punto in cui due muri si incontrano, quale sceglieresti? Perché?


«Forse dove sono seduta con il computer, è un posto che vivo di più.»


«Nella mia casa vecchia io non avevo il termosifone, avevamo la stufa e per me è sempre stata un po’ostica, quindi lo accendevano sempre i miei genitori. Invece adesso vado io ad accendere i termosifoni perché qui li abbiamo.»

8. Ti sei creata/o delle nuove abitudini/rituali da quando sei nella tua nuova casa o hai trasportato quelle vecchie nel nuovo spazio?

11. Riesci a camminare al buio nella tua nuova casa?

«Si, senza problemi. A volte se sto mezza dormendo, metto le mani davanti perché ho paura che mia mamma abbia messo lo stendino da qualche parte nel corridoio restringendo la carreggiata e magari vado a sbattere e sveglio tutti.»

9. Se potessi sintetizzare con un qualsiasi suono, verso o melodia il tuo modo di abitare, quale sarebbe? Sapresti anche darmi una spiegazione?

«Credo che si sia capito che vivo la casa in modo abbastanza noioso. Direi qualcosa di tranquillo: forse il rumore del mare perché è un suono piacevole  rilassante. A me a casa piace rilassarmi.»

14. Posso inviarti una foto su Whatsapp? L’ho scattata un anno dopo il terremoto al Maio, nel negozio di ceramiche Kèramos dove andavo spesso da bambina. Per me questa foto rappresenta il terremoto, nelle sue parti negative e in quelle positive. C’è un punto della tua casa, vecchia o nuova, che ti ricorda più volte l’esperienza del terremoto? Se ti va potresti scattare e inviarmi una foto di questa stanza?

«No, una stanza in senso stretto non direi perché comunque questa casa è strutturata diversamente rispetto a come era quella vecchia. Quello che in realtà mi ricorda il terremoto di solito sono i rumori. Quando c'è stato il terremoto io ero in camera mia e mia mamma, mio padre e mio fratello erano in sala da pranzo. Mamma era telefono con mia nonna, quando c'è stata la scossa, e lei ha sentito tutto il delirio per telefono. Poi siamo scappati giù. Camera mia è l’unica stanza che non ha nemmeno una lesione, mi sento proprio miracolata. L'unica cosa è che gli armadi si sono spostati: sono enormi e pesanti. Ce ne siamo accorti perché da sotto la scrivania si vedeva una striscia di polvere di un centimetro. È l’unica cosa che in camera mia fa capire che ci sia stato un terremoto, non è caduto niente di niente.»

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