lucia

Lucia, 26 anni.
Abitava a Casamicciola Terme e ora vive a Ischia: 

«Dopo il terremoto abbiamo dovuto cambiare casa, è stata un po’ dura. Durante il terremoto ero una cena poco lontano da casa mia, sempre a Casamicciola. È successo tutto nel momento in cui stavamo per metterci a tavola.»

1. Durante la quarantena mi sono trovata, in prima persona, a osservare le pareti bianche della mia casa, scoprendoci cose che non avevo mai notato prima. Erano cose banali, che avevo sempre dato per scontato. È successo anche a te?

«Praticamente uso quasi tutti gli ambienti anche se maggiormente la mia stanza perché avendola da sola, mi rifugio lì quando devo fare qualcosa. Uso anche il salotto quando condivido i momenti con gli altri familiari.»

2. Qual è la tua relazione con lo spazio della tua casa?

«Praticamente uso quasi tutti gli ambienti anche se maggiormente la mia stanza perché avendola da sola, mi rifugio lì quando devo fare qualcosa. Uso anche il salotto quando condivido i momenti con gli altri familiari.»

3. Senti di vivere abbastanza intensamente la tua casa?

«Prima il pensiero era di non pensarci [al terremoto] perché comunque, avendo vissuto da sempre nella nostra casa a Casamicciola, il distacco è stato veramente molto duro e brusco. Ti lascia dentro una crepa. Ci siamo trovati all'improvviso tutti fuori, senza neanche capire come. Abbiamo dovuto andare avanti e cercare di farlo nel migliore dei modi. Ora penso di più alla casa in maniera attiva, vorrei proprio che si muovesse qualcosa per poter aggiustarla, perché gli anni passano e questa cosa si accusa. La voglia di ritornare lì c’è e ci sarà per sempre e fin quando non ritorno lì so che ci sarà sempre questo pensiero assiduo della casa. Anche quando ci passo vicino, mi viene un po’ il magone, perché logicamente vorrei stare lì.»
5. Come rendi tuo lo spazio che ti circonda?

«Ho portato quasi tutti i mobili che avevo in casa mia e i miei oggetti personali. Non tutto quello che volevo però quelli più importanti per me li sono riuscita a portare, questo rende la casa più mia e sento meno distacco rispetto a quanto ce ne sarebbe stato se non avessi portato i miei mobili e le mie cose personali.»

8. Ti sei creata/o delle nuove abitudini/rituali da quando sei nella tua nuova casa o hai trasportato quelle vecchie nel nuovo spazio?

«Ho trasportato quello che era vecchio. Logicamente con gli anni può cambiare qualche abitudine, ma vuoi o non vuoi sono sempre le stesse. Adesso lavorando di più vivo la casa in maniera diversa, però comunque la vivo. E la vivo come la vivevo lì a casa mia, a Casamicciola. Per rendere mia la casa ci sto mettendo le cose e le sensazioni del passato, e in più ci sto aggiungendo tutti questi anni che non sono stata a casa mia ma che riporterò anche quando tornerò a casa mia.»
6. Quali sono i punti cardinali di casa tua?

«La mia stanza e la cucina perché sono le due i due spazi che pratico di più.»

10. Cosa dimentichi, ignori o dai per scontato più spesso nello spazio in cui abiti?

«Da quado sono qui ho riflettuto un sacco sugli spazi che avevo nella casa vecchia, quella terremotata. Molto spesso li ho sottovalutati e non li ho usati realmente. Nella casa nuova utilizzo quasi tutto, perché è anche più piccola e quindi pratico tutti gli spazi che ci sono. Il terremoto ha portato un cambiamento in me, poi ho vissuto anche la situazione Covid quindi non è stato facile. Tutte queste situazioni mi hanno portato a riflettere ancora su quanto sono fortunata.»
9. Se potessi sintetizzare con un qualsiasi suono, verso o melodia il tuo modo di abitare, quale sarebbe? Sapresti anche darmi una spiegazione?

«Le campane della Chiesa di Santa Maria Maddalena che prima io avevo perennemente nelle orecchie, anche se non le sentivo. Le avevo affianco, suonavano in continuazione, ma io non le sentivo proprio.»
13. Cos’hai scoperto della tua casa da quando la abiti? Hai trovato delle storie che non ti appartenevano, di qualcun altro?

«Sì, ci ho pensato soprattutto all'inizio, quando ci sono entrata. Però poi l'ho fatta mia, mettendo le mie cose e creandomi le mie abitudini e quindi non ho più pensato che lì potesse esserci stato qualcun altro, oppure se era stata utilizzata per un altro uso. Questa cosa è stata marginale. La cosa fondamentale è stato il distacco dalla mia casa.»
11. Riesci a camminare al buio nella tua nuova casa?

«Non mi fa niente stare al buio però preferisco avere la luce accesa. Se ne va la corrente mi viene sempre la paura, perché lo riconduco proprio al terremoto. Perché quando è successo è proprio capitato quello, prima se n’è andata la corrente e dopo ci sono state le scosse.»
14. Posso inviarti una foto su Whatsapp? L’ho scattata un anno dopo il terremoto al Maio, nel negozio di ceramiche Kèramos dove andavo spesso da bambina. Per me questa foto rappresenta il terremoto, nelle sue parti negative e in quelle positive. C’è un punto della tua casa, vecchia o nuova, che ti ricorda più volte l’esperienza del terremoto? Se ti va potresti scattare e inviarmi una foto di questa stanza?

«Uno spazio o una stanza no. Però, per esempio c'è un alimento in particolare che stavo per mangiare di quando è successo tutto e quando lo mangio lo riconduco a quel momento. Sono i peperoncini, quelli verdi e piccoli. Io li mangio spesso perché mi piacciono, però ancora adesso dico a tavola: “Mamma mia, questi peperoncini non ci portarono fortuna quella stasera.»
Fuori programma


«Questa situazione è stata straziante da un lato, però molto arricchente dall'altro perché i rapporti con la famiglia si sono intensificati. Fare dei sacrifici e cercare di superare anche delle prove difficili che la vita ti mette davanti mi ha arricchita. C’è la speranza di vedere una luce, di ritornare alle nostre case, però con la consapevolezza di tornarci veramente da fortunati. Tutto quello che abbiamo passato ci ha portato comunque una ricchezza dentro.»